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mercoledì 23 novembre 2016


rebreather futuro della subacquea
Photo Honorata Szopa
I rebreathers possono essere veramente il futuro della subacquea? La scommessa passa per le macchine e il training. 

Articolo di Fabrizio Pirrello
Foto archivio: Honorata Szopa/Bartolucci

Innanzi tutto ci vogliono macchine valide. Non bisognerebbe dar spazio a coloro che, seppur animati da sincera passione, non hanno mezzi culturali ed economici per sviluppare una macchina seria, validamente realizzata, testata ed assistita dopo vendita.
Per fare sviluppo occorrono risorse economiche e queste risorse economiche possono arrivare da due canali: autofinanziamento e/o ritorno da mercato.

rebreather futuro della subacquea

Se fossimo in un mercato serio dovremmo dare per scontato l'assunto che una macchina collocata sul mercato sia pronta per essere commercializzata ma nella realtà vediamo che non è sempre così. Basti guardare a quante macchina una diversa dall'altra sono circolate sul mercato senza mai essere una versione definitiva eppure vendute come prodotto finito. 

Ci sono svariati esempi di produttori che hanno immesso macchine sul mercato facendo fare da cavia agli acquirenti raccogliendo contestualmente risorse economiche per l'azienda. 

Secondo voi è eticamente corretto che sia venduta una macchina che è ancora nella fase di sviluppo e quindi non definitiva? E' moralmente accettabile che qualcuno abbia addestrato all'uso di un rebreather ancora in fase di sviluppo lasciando intendere all'acquirente che stava dotandosi di una macchina seria tanto che esisteva una procedura per l'addestramento? Veramente pensiamo sia normale che agenzie didattiche avallino corsi per rebreathers che non sono commercializzabili legalmente? Se questo risponde ad etica, desiderio di sicurezza e professionalità spiegatemi perché.

rebreather futuro della subacquea
Per quanto riguarda l'addestramento ancora c'è molto da fare per renderlo completo ed idoneo all'utilizzo realmente sicuro del rebreather. 
Non sono accettabili incidenti schivati per un pelo per non aver capito alcune cose fondamentali nemmeno se l'incidente non ha esito nefasto (ed abbiamo incidenti anche nelle cosiddette prove di rebreather dove si pretende di far conoscere in sicurezza una macchina complessa al pari di un paio di scarpe provate in negozio solo per fare pubblicità pre vendita). 

Occorre prevenire e la prevenzione si fa con la cultura che a sua volta si trasferisce con il giusto addestramento.


Cerchiamo di banalizzare il discorso per chiarire il concetto (che in realtà è semplice per chi ragiona un attimo).  L'auto mi sembra un qualcosa di particolarmente diffuso per essere calzante come esemplificazione del concetto.
Se passo col rosso al semaforo (tutti sanno che con il rosso non si passa così come ci sono automobilisti che si distraggono alla guida) non ho la certezza matematica di fare un incidente ad ogni incrocio ma mi espongo al rischio di farlo. Se faccio un incidente rischio di coinvolgere anche altri come in immersione rischio di coinvolgere i miei compagni d'immersione (qualcuno cercherebbe di venire in aiuto o sbaglio?). 
Non è nemmeno detto che facendo un incidente per essere passato col semaforo rosso automaticamente io finisca all'ospedale o all'obitorio perché potrei restare illeso ma resta pur sempre la possibilità ed il rischio di farsi male (sempre perché sono passato con il rosso quindi per errore/scelta mio). 
Veramente vogliamo considerare accettabile il rischio di farsi male (magari coinvolgendo altri) per una scelta sbagliata o per non aver rispettato le regole? Se abbiamo preso la patente e poi non guidiamo più inevitabilmente finiremo per perdere destrezza nella guida al pari del brevetto del subacqueo. Se abbiamo appreso il minimo indispensabile per superare esame di guida non significa che siamo diventati esperti guidatori.....altrimenti non esisterebbero corsi di guida sicura per il perfezionamento di determinate tecniche. Se prendiamo patente auto, pur facendo esame su organi meccanici non diventiamo automaticamente dei meccanici. Se ci si ferma la macchina per strada per un guasto o si accende una spia che ci segnala un'anomalia possiamo mettere la freccia, accostare e valutare con calma se siamo in grado di fare qualcosa oppure dobbiamo chiamare assistenza stradale. Con un rebreather non possiamo accostare e non abbiamo tutto il tempo che vogliamo per intervenire in caso di anomalia e dobbiamo fare delle scelte sulle azioni correttive, scelte dettate da conoscenza (e la dobbiamo avere per forza) che ci consenta di individuare il problema e capire come gestirlo perché magari non possiamo risolverlo (restando nella macchina). Ma allora come si può pensare che la gestione sicura di un rebreather possa richiedere meno tempo di quello dedicato al conseguimento della patente di guida? Lascio a voi la riflessione.
rebreather futuro della subacquea

Resto del parere sia necessario (per la sicurezza non solo a chiacchiere) che si debba investire tempo per spiegare i fondamentali sui sensori, sul filtro, sulla miscela dinamica, ecc. ma per fare questo 5 giorni non bastano e non potranno mai bastare. Forse si potrebbe lavorare meglio su supporti didattici audiovisivi da somministrare al corsista ancora prima di farlo accedere al corso per sfruttare le caratteristiche dell'autoapprendimento?

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