L’importanza dell’Ossido Nitrico, la Molecola della Vita
Una molecola strategica per i sistemi antiossidanti dell’organismo
Dr. Prof. Eugenio Luigi Iorio, MD, PhD Docente Scuola Specializzazione Biochimica Clinica – Seconda Università di Napoli (Napoli). Presidente Comitato Scientifico Osservatorio Internazionale Stress Ossidativo (Parma)
L’ossido di azoto (NO), impropriamente chiamato ossido nitrico, è una specie chimica reattiva di natura radicalica centrata sull’azoto.
Considerato
per decenni un gas altamente inquinante – responsabile, tra l’altro,
del cosiddetto “buco dell’ozono” – solo in epoca molto recente esso è
stato individuato come uno dei più potenti mediatori biochimici che gli
organismi viventi producono al loro interno al fine di controllare molte
delle loro funzioni(1).
È
sicuramente degno di nota il fatto che a questa sostanza sia legato il
premio Nobel 1998 per la Medicina/Fisiologia, attribuito, appunto, al
ricercatore americano Louis Ignarro “per le sue scoperte riguardanti
l’ossido nitrico come molecola segnale nel sistema cardiovascolare”
(2).
Sei anni prima, la prestigiosa rivista scientifica “Science” aveva eletto l’ossido
nitrico come “molecola dell’anno” (3).
L’ossido
nitrico è
una sostanza abbastanza ubiquitaria prodotta a partire dall’amminoacido
L-arginina in una reazione multi-step catalizzata dall’enzima ossido
nitrico sintetasi.
Quest’ultimo
esiste in numerose isoforme, alcune costitutive (cellule endoteliali,
piastrine, sistema nervoso) ed altre inducibili (macrofagi, leucociti
polimorfonucleati, cellule endoteliali, cellule muscolari lisce,
epatociti), e ciò dà ragione dell’ampia distribuzione dei siti di
produzione dell’importante mediatore nel nostro organismo (4).
Nei
sistemi biologici, l’ossido
nitrico agisce come un importante messaggero intra- ed
inter-cellulare regolando numerosissime funzioni, in primis quella
dell’endotelio vascolare (1).
Infatti,
in seguito ad adeguata stimolazione (meccanica o chimica), le cellule
endoteliali producono l’ossido
nitrico che, in parte, diffonde nel compartimento
ematico, riducendo l’aggregabilità delle piastrine e l’adesività dei
leucociti alle pareti dei vasi sanguigni, e, in parte, raggiunge la
sottostante muscolatura liscia vascolare inducendone il rilasciamento.
I
conseguenti effetti anti-aggreganti, anti-infiammatori ed
anti-ipertensivi sono ritenuti di grande importanza nella prevenzione
dell’aterosclerosi (1).
D’altronde,
i famosi nitriti esteri e la stessa nitroglicerina sublinguale
(Carvasin®), ampiamente usati come anti-anginosi decenni prima della
“scoperta” dell’ossido
nitrico, sono, in realtà, dei “donatori” di questo mediatore
ed è relativamente recente la messa a punto delle nitro-aspirine,
derivati “nitrati” dell’acido acetilsalicilico in grado di rilasciare ossido
nitrico
a livello periferico (1, 5). Rimanendo nell’ambito della farmacologia
cardiovascolare, giova anche sottolineare che il sildenafil (Viagra®)
agisce “prolungando” la durata d’azione dell’ossido
nitrico a livello dei corpi
cavernosi del pene, contribuendo in questo modo a migliorare la funzione
erettile, variamente compromessa nell’impotenza maschile (1).
Oltre
all’effetto primario sull’endotelio, all’ossido
nitrico è riconosciuto un ruolo
determinante di mediatore biochimico in numerose funzioni, a livello
cerebrale (es. controllo dell’apprendimento e della memoria),
gastrointestinale (modulazione delle secrezioni e della motilità),
respiratorio (modulazione del tono della muscolatura liscia bronchiale),
renale (autoregolazione del flusso ematico), e così via (6, 7).
All’ossido
nitrico,
in quanto radicale, è attribuita un’importante funzione di difesa nei
confronti delle infezioni batteriche e, probabilmente, nel controllo
della crescita dei tumori (7).
A questo
proposito occorre aggiungere, comunque, che condizioni di aumentato
stress ossidativo – es. eccessiva produzione di anione superossido –
comportano la conversione dell’ossido
nitrico in perossinitrito, una forma
radicalica alla quale è legata la tossicità del mediatore primario (8).
Dopo che
ha agito, l’ossido
nitrico viene trasformato in una serie di derivati, quali i
nitriti ed i nitrati, che si accumulano, in funzione della quantità del
mediatore primario prodotto, nel sangue ed in altri fluidi
extracellulari per poi essere definitivamente allontanati dall’organismo
attraverso le urine. Infatti, numerosi studi sperimentali e clinici
hanno documentato che i livelli plasmatici ed urinari di nitriti/nitrati
correlano abbastanza bene con la produzione “endogena” di ossido
nitrico, anche
dopo particolari terapie (9).
Poiché
la ridotta biodisponibilità dell’ossido
nitrico (figura 2) è ritenuta responsabile
dell’insorgenza e/o dell’aggravamento di numerose quanto diffuse e
temibili malattie, quali l’ipertensione arteriosa e l’aterosclerosi (2,
6-9), numerosi studi hanno valutato la possibilità di aumentare la
sintesi endogena del mediatore centrato sull’azoto attraverso
l’integrazione alimentare.
La strada più battuta, in tal senso, è stata la somministrazione di dosi generose di L-arginina per via orale.
Infatti, come si è detto in precedenza, questo amminoacido semi-essenziale (10) è il diretto precursore dell’ossido
nitrico (2).
In tale
contesto, studi condotti su animali da laboratorio hanno dimostrato che
l’integrazione alimentare con L-arginina, favorendo la sintesi di NO,
accelera la guarigione di ulcere in ratti diabetici Sprague-Dawley (11),
migliora la disfunzione endoteliale in hamster resi sperimentalmente
iperlipemici-iperglicemici (12) ed esercita un effetto benefico
sull’ipertensione ed il metabolismo lipidico in ratti diabetici (13).
Questi
favorevoli effetti, confermati recentissimamente anche in ratti resi
diabetici mediante streptozotocina (14), dimostrano che è
sperimentalmente possibile, attraverso l’aggiunta di L-arginina alla
dieta, migliorare la sintesi endogena di ossido
nitrico e revertire gli effetti
sfavorevoli dovuti ad una ridotta biodisponibilità del mediatore.
D’altra
parte, sembra che la carenza di arginina eserciti di per sé effetti
deleteri sullo sviluppo del sistema linfoide in animali da esperimento
(15).
Studi
condotti sull’uomo hanno confermato ed esteso le potenziali indicazioni
“terapeutiche” della L-arginina che, sia come tale – grazie all’attività
immuno- ed endocrino-modulatrice – sia, soprattutto, come precursore
dell’ossido
nitrico, si sta rivelando particolarmente utile nel trattamento di
numerosissime patologie, dalle varie forme cliniche della cardiopatia
ischemica, quale l’angina pectoris, alla claudicatio intermittens,
dall’ipertensione arteriosa all’insufficienza cardiaca congestizia,
dalla preeclampsia alla disfunzione erettile (16-19).
Inoltre,
gli effetti dell’integrazione alimentare con L-arginina sono stati
valutati anche nella terapia dell’AIDS, del diabete, della sindrome X,
di alcune malattie gastrointestinali, dell’infertilità maschile e
femminile, della cistite interstiziale e della demenza senile, con
risultati molto interessanti (16, 20).
Infine,
esperimenti condotti su topi indicano che la L-arginina migliora le
prestazioni muscolari in regime di esercizio aerobico attraverso un
aumento della produzione di ossido
nitrico, e ciò conferma il già noto ruolo di
questo amminoacido sulle performance atletiche (21).
Nel
complesso, quindi, i dati sperimentali e quelli clinici qui analizzati,
dimostrano univocamente che l’aggiunta di moderate quantità di
L-arginina alla dieta abituale può migliorare alcune condizioni
fisio-patologiche attraverso un aumento della sintesi endogena dell’ossido
nitrico,
importantissimo mediatore biologico, di cui l’amminoacido è il diretto
precursore.
Oggi
sono disponibili numerose formulazioni orali a base di L-arginina, tra
le quali andrebbero preferite quelle arricchite con antiossidanti, quali
il selenio.
Infatti,
in talune circostanze, quali quelle legate allo stress ossidativo
(squilibrio fra produzione ed inattivazione di specie reattive
dell’ossigeno, quali l’anione superossido) l’ossido
nitrico, pur prodotto in
quantità adeguate, viene rapidamente convertito in sottoprodotti
biologicamente inattivi o addirittura tossici (es. perossinitrito) (vedi
figura 2).
Pertanto,
sebbene la L-arginina possa esercitare di per sé un’azione
anti-radicalica (22), la presenza di un antiossidante nella sua
formulazione, è potenzialmente in grado di aumentare in maniera più
efficiente la “biodisponibilità” dell’ossido
nitrico, sia fornendo il precursore
fisiologico (L-arginina) sia neutralizzando le specie chimiche reattive
che tenderebbero ad inattivarlo (selenio).
Le “dosi” di L-arginina da assumere variano a seconda delle indicazioni (23).
Ovviamente,
come per qualsiasi sostanza introdotta nel nostro organismo, vale la
precauzione di ordine generale di consultare il medico prima dell’uso e
di non abusare di queste formulazioni in termini di dosi e/o durata del
trattamento.
In
particolare, sebbene alle usuali dosi, la L-arginina è ben tollerata –
in quanto amminoacido normalmente presente nelle proteine – essa non
dovrebbe essere assunta da soggetti in trattamento con altri farmaci che
potenziano l’azione dell’ossido
nitrico, aumentando il rischio di tossicità da
superdosaggio (23).
Riassunto
L’ossido
nitrico (NO) è una specie chimica reattiva centrata sull’azoto prodotta
negli organismi viventi a partire dall’amminoacido semi-essenziale
L-arginina, grazie all’azione catalitica dell’enzima ossido nitrico
sintetasi.
Generato
quasi ubiquitariamente nell’organismo umano, l’NO modula una serie
importantissima di funzioni biologiche a livello di quasi tutti gli
organi e sistemi.
L’aggiunta
di L-arginina alla dieta è in grado di ripristinare la biodisponibilità
dell’NO, revertendo almeno in parte gli effetti sfavorevoli di alcune
condizioni morbose – in primis ipertensione arteriosa e disfunzione
erettile – legate a deficit di questo importante mediatore biochimico
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