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domenica 6 aprile 2014

Corso rebreather

La subacquea è un’attività prettamente tecnica e l’addestramento richiede un’importante parte teorica. 


L’immersione con i rebreathers è completamente diversa da quella a circuito aperto e si basa su tecniche più complesse, pertanto è ovvio che la parte teorica dell’addestramento sia più complessa e più “importante” rispetto all’immersione ”tradizionale”.


Le problematiche teoriche sono “stratificate” su tre livelli diversi:
 


1)  Problematiche relative all’immersione a PO2 costante e miscela dinamica:
  • Setpoint, calcolo frazioni diluente in funzione della MOD
  • Frazione dei gas alle varie profondità
  • Variazioni della miscela rispetto al tempo in funzione delle varie avarie
  • Variazioni di galleggiamento dovute alla dinamica della miscela
2)  Problematiche comuni a tutti i rebreathers, relative ai vari sottosistemi:
  • Circuito respiratorio: WOB, posizione dei sacchi polmone 
  • Filtro: zona di reazione, channeling, fattori che influenzano l’autonomia
  • Pneumatica: Pneumatica di controllo volume e di addizione ossigeno, linea manuale e automatica, scorta gas, avarie al sistema e perdita scorta gassosa
  • Sistema controllo PO2: Sensori, logica, solenoide ed avarie dei componenti
3)  Problematiche relative alla macchina specifica per la quale si sta seguendo il corso e manuale del costruttore.

E’ evidente che senza le prime due fasi è difficile comprendere bene la terza.

schema ECCR
La sicurezza con i rebreather dipende dalla conoscenza del sistema, il subacqueo deve saper gestire la macchina e le emergenze in immersione con una risposta rapida e univoca ma ragionata.


Troppo spesso i corsi spiegano l’uso della macchina per la quale si sta seguendo il corso, senza le conoscenze di base in materia, necessarie per la comprensione del funzionamento della macchina stessa.


Durante i corsi sono previsti esercizi che addestrano a far fronte alle possibili avarie del sistema, ma nella realtà diventa tutto diverso. 


Infatti, durante il corso si dice all’allievo quale emergenza deve affrontare, (es Ossigeno alto, ossigeno basso, Cell Warning, etc) mentre nella realtà il subacqueo dev’essere in grado di fare una diagnosi e capire cosa sta succedendo e qual è l’emergenza che sta insorgendo.

Schema filtro rebreather
Per quanto riguarda la preparazione della macchina prima dell’immersione, ci sono problematiche serie, relative al funzionamento dei sensori e del filtro della CO2, che troppo spesso non sono affrontate, questa lacuna ha causato seri incidenti.  


Quando si dice di fare o vietare una certa cosa è fondamentale spiegare bene il perché, ciò serve a dare all’allievo la capacità di valutare la gravità di una certa azione.
Calibrazione dei sensori di O2


Il corso dovrebbe fornire quella capacità che spesso è definita come “interfaccia uomo-macchina”, che troppo spesso è l’anello debole della catena.

Per poter attuare quanto detto mancano due condizioni essenziali; il materiale didattico per la prima fase formativa ed il tempo. 


Infatti non è pensabile proporre corsi lunghissimi, come d’altronde non è credibile che si possa addestrare un subacqueo all’uso del rebreather in pochi giorni.

Malgrado l’aumento del numero istruttori, per poter seguire un corso è in genere necessario spostarsi lontano dalla propria città e sostenere i costi del soggiorno fuori sede: in poche parole non è pensabile di proporre ad un subacqueo di dedicare gran parte delle risorse per le proprie vacanze, sia in termini di costi, sia in termini di tempo, per seguire un corso rebreather.
 
Interfaccia uomo-macchina - obiettivo del corso

La soluzione dei due problemi, mancanza di tempo e materiale didattico, potrebbe convergere in un sistema di E-learning supportato da audiovisivi mirato a fornire un supporto allo svolgimento del corso fuori sede.

In questo modo potremmo avere una durata del corso compatibile con le esigenze lavorative e familiari dell’allievo e un’efficienza ottimizzata dell’apprendimento.


Per quanto riguarda l’addestramento pratico, in una prima fase è necessario comunicare spesso con l’allievo per correggere errori o fornire consigli. Pensare di fare tutto a fine immersione con un debreafing, significa perdere tempo, in quanto le correzioni saranno testate l’immersione successiva.  Opportuno far esercitare l’allievo sulle corrette procedure in piscina perchè è possibile riemergere e parlare ripetutamente e con facilità. 


La piscina è un grande ausilio anche per il controllo dell’assetto che con i rebreathers è completamente diverso.

Da parte dell’allievo sarebbe auspicabile un maggior senso critico nello scegliere l’istruttore, cosa che spesso è condizionata da fattori secondari, come i consigli degli amici o dalla comodità logistica e vicinanza.


Un corso che sia in grado di fornire una seria cultura di base in materia di rebreathers è anche utile per scegliere la macchina più adatta alle proprie esigenze: è difficile fare una scelta corretta se non si conosce la materia e ci si affida per lo più alle mode o al gusto estetico.
 

Il rebreather apre le porte ad un mondo nuovo con potenzialità operative enormi, ma è un passo delicato, sia in termini di spesa sia in termini di sicurezza.

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