Esemplare di Squalo Capopiatto avvicinato da un gruppo di sub sui fondali dello Stretto di Messina in notturna |
I Capopiatti, sono abituati a
vivere a grandi profondità, è sovente, durante le ore notturne, come
capita spesso nello Stretto di Messina, possono risalire fino in
superficie per predare altri pesci o alle volte pure pesci Spada e
Calamari. Nelle acque dello Stretto di Messina, molto pescose è ricche
di vita per via delle forti correnti di marea che producono un ricambio
d‘acqua davvero unico al mondo, il Capopiatto è una specie molto
comune, solitamente innocua per l’uomo, a differenza di altre specie
molto più pericolose (come i grandi Squali Bianchi che popolano i mari
del Sudafrica o dell’Australia). Inoltre, l’habitat abissale fornito
dallo stretto, con i fondali che sprofondano fin sotto i 500 metri nella
zona meridionale del Canale, è l’ideale per questa specie di animali
che sovente sono abituati a vivere a grandi profondità. Abbiamo detto
che è una specie abbastanza nota in gran parte del mar Mediterraneo ed
innocua per l’uomo. Non di rado si lasciano avvicinare e persino
accarezzare. Ma lo Stretto di Messina rimane l’unico luogo del
Mediterraneo dove è più agevole osservalo, anche nei tratti sotto la
costa, a profondità relativamente basse per questa specie.
Sono
innumerevoli gli incontri e le osservazioni effettuate dai tanti sub
esperti (lo Stretto vanta anche le migliori squadre a livello nazionale)
e appassionati di pesca subacquea fra la sponda siciliana e quella
calabrese. Eppure solo recentemente si è scoperto che questa specie di
squalo preferirebbe le acque dello Stretto per cacciare duranti le notti
di luna piena, durante l’ingresso della corrente “Montante” che
spinge enormi masse d’acqua dagli abissi dello Ionio fino
all’imboccatura nord dello Stretto. Per la sua particolare batigrafia il
fondo dello Stretto può essere paragonato ad un monte asimmetrico, con
gli opposti versanti che presentano delle pendenze decisamente
differenti. La cresta di questa sorta di imponente rilievo sottomarino è
rappresentata da quella che i locali chiamano “sella”, ossia il
punto meno profondo che si trova fra l’abitato di Gazirri, lungo la riva
siciliana, e Punta Pezzo, sull’opposta sponda calabrese. Proprio dalla “sella”,
localizzata lungo l’imboccatura nord del braccio di mare, dove il
fondale tocca i 64 metri, i due versanti iniziano a degradare
rispettivamente verso il basso Tirreno e il mar Ionio. Quello che
immerge verso il Tirreno (a nord) degrada molto più dolcemente, fino a
raggiungere i 1000 metri di profondità a largo del golfo di Milazzo,
mentre per trovare la batimetrica dei 2.000 metri bisogna oltrepassare
l’isola di Stromboli.
Il
versante meridionale, invece, degrada molto bruscamente in direzione
del mar Ionio, con un pendio ripidissimo, tanto che ad appena 4-5
chilometri dalla “sella” il fondale sprofonda sotto i 400-500
metri. Nel tratto compreso fra le città di Messina e Reggio, nella parte
centrale dello Stretto, si scende sotto i 500 metri, fino a 1.200 metri
poco a sud di Punta Pellaro. Valori sotto i 2000 metri si presentano a
largo di Capo Taormina, dove il fondo sprofonda rapidamente sugli
abissi dello Ionio, con una scarpata ripidissima a pochi chilometri
dalla linea di costa. Questo profilo batimetrico, talmente aspro,
favorisce l’insorgenza di frequenti e violente correnti marine di marea,
fra le più forti osservate sul nostro pianeta, che tendono a risalire
con particolare energia tale scalino, spingendo in superficie le acque
molto fredde, pesanti e profonde provenienti dagli abissi dello Ionio.
Difatti, all’interno dello Stretto, esiste un perenne dislivello, di circa 27-28 cm,
tra le acque dello Ionio e quelle del Tirreno, che diminuisce man mano
che ci si avvicina al punto di contatto dei due bacini, ove naturalmente
si annulla. Quando le acque del mar Tirreno, a nord di Capo Peloro,
sono in fase di alta marea, quelle ioniche, a sud di Capo Ali, sono in
fase di bassa marea. Lungo lo Stretto, cosi, si viene ad attivare un
intenso “gradiente di marea” che tende ad essere colmato
gradualmente, in media ogni 6 ore, con l’innesco di impetuose correnti
di marea che possono raggiungere velocità davvero ragguardevoli in
determinate occasioni. Quando l’alta marea è in atto sul basso Tirreno
le acque tirreniche si riversano in direzione dello Ionio colmando tale
dislivello. La corrente che si origina, in direzione nord-sud (da
Messina a Catania), prenderà il nome di “Scendente”. Il flusso della “Scendente”
ribalta la situazione, innalzando la superficie del bacino ionico che,
raggiunto un determinato livello, tende a riversarsi nuovamente nel
Tirreno attraverso la linea di Ganzirri e Punta Pezzo. In tal modo si
inverte il processo e si viene a sviluppare una corrente contraria,
definita “Montante”, che risalirà l’area dello stretto di Messina
da sud a nord fino all’imboccatura nord di Capo Peloro, facendo
straripare le acque ioniche sopra quelle tirreniche.
Altro avvistamento notturno sulle acque dello Stretto |
Come
è noto entrambi i flussi si manifestano gradualmente, non
contemporaneamente in ogni punto, partendo dalle acque antistanti Capo
Peloro ed estendendosi successivamente alle altre aree dello stretto,
fino alla sua imboccatura più meridionale, lungo la costa ionica
messinese, nel tratto che va fino a Capo Taormina. Tali correnti sono
attive lungo tutto lo strato d’acqua, dal fondo fino alla superficie. In
tale contesto, nelle giornate di luna piena, in cui si raggiunge il
massimo “gradiente di marea” fra Ionio e Tirreno, con un notevole rinforzo delle correnti, gli squali Capopiatti sembrano farsi cullare dalla corrente “Montante”
(da sud verso nord) che dalle buie profondità del mar Ionio li spinge
diretti fino in superficie nella parte centrale dello Stretto di
Messina, dove vi trovano l’habitat ideale per la caccia di piccoli pesci
e calamari, sempre abbondanti nelle acque di questo ricchissimo braccio
di mare. Appena finita la caccia gli stessi attendono l’ingresso della
corrente contraria, la “Scendente”, molto forte e violenta in superficie, che li riporta nelle profondità dello Ionio.
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