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giovedì 27 giugno 2013

Capitaneria di Porto di Messina: Ordinanza n. 28/2013 "Disciplina delle attività subacquee professionali svolte nel circondario marittimo di Messina"
 
Anche la Capitaneria di Porto di Messina, con l'ordinanza n. 28 del 2013, pubblicata il 20/05/2013, entra a far parte di quel gruppo di Capitanerie di Porto che in Italia, vista la mancanza di una specifica legislazione del settore, ha proceduto ad adottare in modo autonomo una disciplina che regolamenta il settore.

L'Ordinanza n. 28/2013 "Disciplina delle attività subacquee professionali svolte nel circondario marittimo di Messina", anche se non può dirsi del medesimo livello delle ordinanze di Palermo e Milazzo, perché confusionaria, specialmente nelle definizioni, in molti punti diversi passaggi che poco aggiungono a quello già esistente nei tre decreti ministeriali vigenti, altri punti mostrano che l’autore è poco esperto nella subacquea industriale ma con maggiori competenze nella subacquea sportiva/ricreativa che cerca di trasportare nell’ordinanza, in altre parti demanda in modo confusionario alla normativa UNI, cercando di immettere regole dell’offshore diving in quello inshore o in ambito portuale, ma senza specificare limiti e tecniche da usare in modo chiaro, mentre altrove sconfina in settori che non sono di competenza delle Capitanerie (acque interne) con il rischio di creare conflitti di interpretazione.

Va comunque sottolineata, lo stesso, l’importanza dell’iniziativa, sia perché l’attuale legislazione che è vecchia di oltre 30 anni, penalizza tutta l’Italia in un confronto europeo e internazionale, ma principalmente perché tale lacuna legislativa è la causa maggiore di una serie di incidenti mortali che avvengono annualmente sul nostro territorio, incidenti che sarebbero sicuramente diminuiti in presenza di una legislazione che fissi regole chiare a partire dalla formazione degli operatori.

Abbiamo visto che negli ultimi anni diverse Capitaneria di Porto sul territorio nazionale, hanno indirettamente espresso un loro disagio, emanando ordinanze specifiche che però hanno un effetto limitato, essendo applicate solo sul territorio di competenza di ciascuna, cercando  di colmare questa lacuna con ordinanze di carattere locale che, anche se dal punto di vista della sicurezza sono apprezzabili, penalizzano le stesse ditte che in assenza di una uguale legislazione sul territorio nazionale sono surclassate dalla concorrenza sleale di chi opera senza gli stessi criteri di sicurezza a qualche chilometro di distanza.

Restiamo in attesa di una legge nazionale che detti regole chiare e competenze su tutto il territorio Italiano, e che tuteli gli interessi di tutti gli operatori di questo settore, dopo ben 8 disegni di legge presentati in parlamento negli ultimi decenni.

E in questa legislatura, già, qualcosa si sta muovendo...

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