Capitaneria di Porto di Messina: Ordinanza n. 28/2013 "Disciplina
delle attività subacquee professionali svolte nel circondario marittimo di
Messina"
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Anche la Capitaneria di Porto di Messina, con l'ordinanza
n. 28 del 2013, pubblicata il 20/05/2013, entra a far parte di quel gruppo di
Capitanerie di Porto che in Italia, vista la mancanza di una specifica
legislazione del settore, ha proceduto ad adottare in modo autonomo una
disciplina che regolamenta il settore.
L'Ordinanza n. 28/2013
"Disciplina delle attività subacquee professionali svolte nel circondario
marittimo di Messina", anche se non può dirsi del medesimo livello delle
ordinanze di Palermo e Milazzo, perché confusionaria, specialmente nelle
definizioni, in molti punti diversi passaggi che poco aggiungono a quello già
esistente nei tre decreti ministeriali vigenti, altri punti mostrano che
l’autore è poco esperto nella subacquea industriale ma con maggiori competenze
nella subacquea sportiva/ricreativa che cerca di trasportare nell’ordinanza, in
altre parti demanda in modo confusionario alla normativa UNI, cercando di
immettere regole dell’offshore diving in quello inshore o in ambito portuale, ma
senza specificare limiti e tecniche da usare in modo chiaro, mentre altrove
sconfina in settori che non sono di competenza delle Capitanerie (acque interne)
con il rischio di creare conflitti di interpretazione.
Va comunque
sottolineata, lo stesso, l’importanza dell’iniziativa, sia perché l’attuale
legislazione che è vecchia di oltre 30 anni, penalizza tutta l’Italia in un
confronto europeo e internazionale, ma principalmente perché tale lacuna
legislativa è la causa maggiore di una serie di incidenti mortali che avvengono
annualmente sul nostro territorio, incidenti che sarebbero sicuramente
diminuiti in presenza di una legislazione che fissi regole chiare a partire
dalla formazione degli operatori.
Abbiamo visto che negli
ultimi anni diverse Capitaneria di Porto sul territorio nazionale, hanno
indirettamente espresso un loro disagio, emanando ordinanze specifiche che però
hanno un effetto limitato, essendo applicate solo sul territorio di competenza
di ciascuna, cercando di colmare questa
lacuna con ordinanze di carattere locale che, anche se dal punto di vista della
sicurezza sono apprezzabili, penalizzano le stesse ditte che in assenza di una
uguale legislazione sul territorio nazionale sono surclassate dalla concorrenza
sleale di chi opera senza gli stessi criteri di sicurezza a qualche chilometro
di distanza.
Restiamo in attesa di una
legge nazionale che detti regole chiare e competenze su tutto il territorio
Italiano, e che tuteli gli interessi di tutti gli operatori di questo settore,
dopo ben 8 disegni di legge presentati in parlamento negli ultimi
decenni.
E in questa legislatura,
già, qualcosa si sta muovendo...
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