Emanata l’ordinanza n. 10/2013 della
Capitaneria di Porto di Trieste, che si può leggere integralmente sul
sito della guardia costiera, oppure sul sito del CEDIFOP, al seguente
link: http://www.cedifop.it/appunti/ord-TRIESTE_2013.htm
L’ordinanza,
che cerca di fissare delle regole nel territorio di competenza della
Capitaneria di Porto di Trieste, è molto simile alle ordinanze del 2006
della Capitaneria di Porto di Venezia n. 32/06 (http://www.cedifop.it/appunti/ord-ven.htm ), della Capitaneria di Porto di Chioggia n. 33/06 (http://www.cedifop.it/appunti/ord-chio.htm ) ed a quella dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Caorle n. 05/11 (http://www.cedifop.it/appunti/ord-caorle_2011.htm
), ma non è all’altezza delle ordinanze, più recenti, che cercano di
affrontare il problema della sicurezza nelle immersioni, alla luce
anche delle cause dei diversi incidenti degli ultimi anni, come quelle
dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Anzio del 2010, ordinanza n.
25/10 (http://www.cedifop.it/appunti/ord-ANZIO.htm ) e quelle più recenti della Capitaneria di Porto di Palermo del 2011, n 50/2011 (http://www.cedifop.it/appunti/ord-palermo_2011.htm ) e quella Capitaneria di Porto di Milazzo del 2012, n 40/2012 (http://www.cedifop.it/appunti/ord-milazzo_2012.htm )
Se consideriamo anche l’ordinanza n.77 del 1992 della Capitaneria di
Porto di Ravenna (prima del suo genere, e ad oggi ancora molto attuale),
quella di Trieste è l’ottava ordinanza che riguarda questo tipo di
attività che rientra nella subacquea industriale, di operatori che
rientrano nell’ ambito dei metalmeccanici secondo le classificazioni
ISTAT e ISFOL, per tipologia di attività e competenze, in Italia, ed è
un segnale forte e chiaro delle difficoltà in cui si trovano le varie
capitanerie sul territorio nazionale nel dover garantire sicurezza e
controlli adeguati in un settore molto delicato, dove spesso si rischia
(e a volte si perde) la vita, perché la legislazione in Italia ha un
ritardo di più di 30 anni (l’ultimo decreto ministeriale risale al
2(2/1982).
Da notare inoltre che fra proposte di legge in
questo settore e testi unificati, nelle varie legislature dal 1997
(presentazione del primo disegno di legge in parlamento) ad oggi, ce ne
sono ben 10 che testimoniano una colpevole indifferenza e incapacità del
legislatore a regolamentare un settore cosi delicato.
Ci
chiediamo quante altre vite umane dovranno essere sacrificate ancora,
prima che si decida di riportare l’Italia alla pari con gli altri paesi
del mondo, che hanno da anni regole ben precise e legislazioni
specifiche in questo settore.
Emanata l’ordinanza n. 10/2013 della Capitaneria di Porto di Trieste di Manos Kouvakis
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