Con gli esami del 01/12/2011, svolti a Palermo, si è concluso il primo 
corso pilota per il TOP UP, che ha visto la collaborazione delle due 
scuole full member IDSA, che hanno permesso non solo di completare un 
percorso secondo rigidi standard previsti dalla didattica IDSA, ma anche
 di superare, per la prima volta in Italia, uno stallo che da anni 
impediva a strutture italiane di raggiungere tali livelli.
Un 
percorso, abbastanza complesso, partito grazie alla autorizzazione 
dell'Assessorato Regionale dell’Istruzione e della  Formazione 
Professionale Siciliano, che ha autorizzato lo svolgimento di questo 
corso pilota, riconoscendo la validità della didattica IDSA, monitorando
 le attività svolte con i suoi uffici di controllo, ispettorato del 
lavoro e ufficio provinciale del lavoro, come garanzia di un corso che 
ha visto gli allievi del CEDIFOP, e per la prima volta in Italia, 
completare questo percorso.
Gli allievi del CEDIFOP, che avevano 
precedentemente seguito corsi per OTS, portando a completamento i tempi 
previsti dalla didattica IDSA per SCUBA e SSDE, cioè le immersioni dalla
 superficie,  hanno completato il modulo 3 della didattica IDSA con una 
serie di immersioni fra i -30 e -50 metri, in collaborazione con ALPE 
SUB srl, principalmente al campo boe ENI ed ESSO di Palermo, con una 
serie di specifiche esercitazioni, basate sull'utilizzo delle tabelle US
 NAVY 6. Gli allievi si sono soffermati più volte nell'intervento dello 
stand by dal basket a profondità prossime ai -50 metri, e sulle 
procedure di emergenza in caso di assenza di comunicazioni e in caso di 
subacqueo inconscio sul fondo.
 Successivamente gli allievi, 
accompagnati da un docente del CEDIFOP, si sono trasferiti presso la 
scuola (IDSA) NYD di OSLO, per il completamento del percorso formativo, 
secondo gli accordi fra le due scuole, integrando con una serie di 
esercitazioni specifiche le attività svolte a Palermo, secondo la 
didattica IDSA, del tipo: uso della campana aperta (open bell), uso 
della muta ad acqua calda (hot water suit), esercitazioni del tipo 
"salto in camera" (dive surface decompression), immersioni SSDE con 
temperature intorno ai 0° C e infine introduzione al corso di 
saturazione (altofondale) con trasferimento dalla campana chiusa (closed
 bell) alla TUP (Transfer Under Pressure). Questo stage, voluto 
fortemente dal CEDIFOP, oltre ad arricchire la formazione degli allievi 
con un percorso integrativo svolto presso una delle migliore scuole 
attualmente esistenti in Europa, ha tracciato le linee guida per un 
corso con validità internazionale per le immersioni in offshore fino ai 
-50 metri, secondo standard internazionali vigenti.
  A fine 
stage, gli allievi del CEDIFOP, hanno ottenuto una certificazione 
individuale ed integrativa dalla NYD con specifiche delle attività 
svolte, che sarà integrata al certificato di qualifica professionale 
rilasciato dalla Regione Siciliana e alla Card dell’IDSA per il level 3,
 dove sono state  riportate congiuntamente le 2 scuole frequentate, 
CEDIFOP (Palermo/Italia) e NYD (Oslo/Norvegia). 
 L’obbiettivo 
principale che si è posto CEDIFOP, con lo svolgimento di questo corso in
 Italia, è quello di indicare una strada che valorizzi i percorsi fatti 
in Italia, a livello internazionale, visto che una specifica 
legislazione a livello nazionale, è ferma al lontano 1982, motivo che ha
 provocato, in varie regioni Italiane, anche per la mancanza di uno 
specifico controllo regionale, la proliferazione di corsi e titoli 
assolutamente insufficienti per quello che attualmente è considerato 
normale in altri stati europei e non, a cui la Regione Siciliana ha 
contribuito in maniera determinante facendosi garante della correttezza 
formativa in questo percorso formativo. 
 Non va comunque 
dimenticato, che anche se in Italia manca una legislazione specifica, 
l’esigenza forte di colmare questo vuoto, la possiamo vedere in una 
serie di ordinanze emanate da diverse capitaneria di porto, che sempre 
più numerose, prendono le distanze da immersioni sportive,  camuffate da
 immersioni di subacquea industriale,  bandendo l’uso dell’erogatore, 
dell’immersione in coppia e tecniche della subacquea sportiva, lontane 
dai principi della subacquea industriale. Anche la normativa UNI 11366, 
pubblicata nel 2010 ha timidamente cominciato a introdurre questi 
principi. Nel parlamento Italiano, tre proposte legislative presentate, 
pressano sull’esigenza di una suluzione legislativa di questo problema, 
che negli ultimi anni ha provocato diversi morti in Italia, fino a 
indurre il parlamentare Onorevole Aldo Di Biagio a seguito dell’ennesimo
 incidente verificatosi in un cantiere subacqueo, durante il suo 
intervento in aula, alla Camera dei Deputati, sull’ordine dei lavori del
 28 Aprile 2011, a sottolineare la gravità dell’attuale situazione in 
Italia, con il seguente passaggio del discorso: “Mi assumo ogni 
responsabilità nell’affermare con certezza e risolutezza che la 
promulgazione e conseguente applicazione di queste disposizioni avrebbe 
potuto salvare la vita a questo giovane. Si continua a parlare di 
sicurezza sul lavoro, come di un diritto cogente ed inviolabile di ogni 
cittadino. Ma le norme a tutela di essa restano spesso inapplicate o 
addirittura inesistenti per motivi puramente burocratici. Il mio è un 
invito alla riflessione, alla responsabilità e alla sensibilità di 
ognuno di noi e del Governo affinché si proceda rapidamente alla 
conclusione di questo iter e si dia finalmente giustizia ai tanti – 
troppi – morti per l’incuria del nostro ordinamento.” (http://nuovo.camera.it/412?idSeduta=469&resoconto=stenografico&tit=00080&fase=) 
 Importantissimo diventa a questo punto sottolineare che ENI spa, nella 
sua lettera HSE/SIC Prot. 16 del 21/05/2008, attualmente in vigore in 
Italia, dal titolo “Requisiti HSE per i subappaltatori di lavori 
subacquei”,  nelle pagine 9 e 10, descrive esattamente l’obbligatorietà 
di applicare questa tipologia di norme, nelle immersioni che prevedono 
lavori offshore fino ai -30 metri, con intervento dalla superficie, e 
l’obbligatorietà del TOP UP (uso della campana aperta o del basket) per 
tutte le attività in basso fondale dai -30 ai -50 metri, mentre per le 
immersioni oltre i -50m prevede l'utilizzo dei sistemi di saturazione 
per l'alto fondale, sotto forma di un "sistema integrato per immersioni 
profonde", adeguatamente certificato e sottoposto a manutenzione, 
conformemente a quanto richiesto dalle Società di Classificazione 
competenti in PVHO.
Collaborazione Italia/Norvegia per la riuscita del primo corso Italiano per il TOP UP secondo gli standard della didattica IDSA
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