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venerdì 16 marzo 2012

Cosa deve intendersi per effettivo compagno di immersione e qual è veramente il suo valore?
Il subacqueo solitario non è una specie estinta, è una specie a rischio.
Potremmo concludere così il nostro articolo sul Sistema di

Coppia.
Non ci sono differenze.
Mentre nell’immersione ricreativa il Sistema di Coppia è uno standard ben ratificato e indiscusso, in alcune frange dell’immersione tecnica si hanno opinioni opposte.

Probabilmente qualche sub non condivide quest'affermazione.

Lo comprendiamo, anche perché tra i sub vi sono quelli con le tempie grigie, subacquei che ben conoscono la libertà assoluta che solo un’immersione in solitario concede.
Tuttavia, durante il tempo necessario a far argentare le tempie, si è avuto il modo di osservare e analizzare eventi a volte drammatici nei quali l’assenza di un compagno d’immersione ha avuto un ruolo decisivo.Subacquei, strana gente.
I subacquei sono strana gente.Quando si trattano le procedure di sicurezza, le discussioni che ne derivano raggiungono toni elevati ed è confortante costatare quanta attenzione capillare è dedicata alle procedure di sicurezza e di prevenzione degli incidenti in mare.
Curiosamente la stessa enfasi e rigidità espressa in quei conciliaboli si dissolve inspiegabilmente quando l’immersione si ha da fare, non più da discutere.Per convincersi di tutto ciò è sufficiente osservare la scansione infinitesimale che è applicata quando avviene un incidente subacqueo.
Tutto lo scenario ove si è svolto l’incidente è analizzato, sviscerato in tutti i suoi meandri, alla ricerca spasmodica di qualche manifesta negligenza da condannare ad ogni occasione e, soprattutto, per attirare sulla propria persona un alone di subacqueo esperto, responsabile e, dulcis in fundo, bravo.
Il Compagno di Immersione è un «fastidio»
Un fastidio già, specie quando a causa del compagno è stato necessario interrompere un’immersione attesa da tempo, oppure attendere in superficie che fosse pronto a immergersi, o dover fermare il pinneggiamento in quanto lui, il compagno, è intento a osservare «quell’insignificante spirografo», e si potrebbe allungare l’elenco ma, c’è sempre un ma.
Il «ma» è quello che fa ringraziare il proprio compagno d’immersione quando il problema lo abbiamo noi e non lui.
Sembra strano che gran parte dei subacquei (istruttori compresi), ritengano che i problemi siano un’esclusiva degli altri, pare che esista una specie di infallibilità tecnica tendente ad escludere la possibilità di avere o di essere un problema.
La realtà è che alla fine, tutti hanno bisogno del compagno d’immersione, magari per alcune banalità ma le banalità, se non risolte in modo rapido ed efficace, possono evolversi in problematiche irrisolvibili.
Il Sistema di Coppia Ricreativo e Tecnico
Nelle immersioni a quote considerevoli, ben oltre i modesti 40 metri della rec-diving, il compagno d’immersione pare non avere la stessa efficacia risolutiva realizzabile in acque poco profonde.
Tali teorie possono avere un senso pragmatico, ma i problemi subacquei sono eterogenei e il subacqueo deve pensare non solo ai grandi ma anche ai piccoli problemi che senza la collaborazione di qualcuno, è difficile risolvere.
Effetto Psicologico
I sub che hanno iniziato il proprio addestramento, attraverso le didattiche conoscono e applicano il Sistema di Coppia.
Per vari motivi, ad alcuni sub è accaduto di immergersi da soli.

Essi hanno avvertito chiaramente un senso di forte disagio derivato dall’essere soli, dal non poter fare affidamento su nessuno in caso di problemi.
 Immergersi con il proprio compagno d'immersione infonde sicurezza ed è naturale che sia così.Nessuna attrezzatura è capace di estrarre un sub impigliato in una rete, di fornire aria o di portarlo in superficie, il problema vero è un altro ed è proprio lui: il compagno.
Quale compagno?
Non basta avere un compagno d’immersione per essere sicuri in acqua, occorre un compagnoidoneo dove per idoneo si deve intendere un compagno che conosce i propri limiti, che li preannuncia, che pianifica e che rispetta la pianificazione, che sa riconoscere le immersioni fuori dalle sue capacità e le evita.
Può accadere di essere coinvolti in un’immersione di gruppo dove intimamente il subacqueo sa di non essere all’altezza. In quei casi occorre la forza (meglio intelligenza) di esprimere la propria contrarietà e proporre immersioni alternative, entro i propri limiti.
Quali sono i propri limiti, quando un sub è in gamba?
Duilio Marcante espresse una risposta illuminante al riguardo: «Quando sa di non esserlo».

Al di là dai riferimenti nostalgici ma attuali e palpabili ad ogni immersione, è difficile rispondere al quesito, i limiti si vedono bene negli altri.
Possiamo ipotizzare una risposta indicando le capacità di gestire efficacemente un’emergenza subacquea, ma esse non sono costanti al variare delle quote di profondità.
Per rafforzare quanto appena descritto si possono citare quei subacquei che si tolgono, rimettono e svuotano la maschera con innegabile tranquillità in pochi metri di acqua, ma che si rifiutano energicamente di farlo, quando è chiesto loro di ripetere l’esercizio a profondità maggiori.

In ogni caso, l’errore di base è sempre e soltanto uno, considerare il compagno come il solo che può avere un problema.

Eseguire un’immersione pianificata entro i limiti del subacqueo meno esperto, significa eseguire un’immersione dove la sicurezza inizia a materializzarsi parallelamente al piacere di immergersi.

Questa non è filosofia, questa è una procedura leggibile in ogni pagina di ogni manuale d’immersione ma purtroppo, vi sono subacquei che creano in sé un proprio, personalissimo, manuale d’immersione.



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