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mercoledì 11 settembre 2013

La maggioranza degli apneisti preferisce le mute in neoprene senza fodera perché l’isolamento termico è migliore e perchè consentono un'agevolata ventilazione polmonare.

Queste mute sono molto elastiche, aderiscono bene al corpo ma si lacerano facilmente se non si presta la dovuta attenzione.

Le mute in neoprene spaccato all’interno e liscio all’esterno sono ovviamente le più elastiche in assoluto ed offrono anche il vantaggio di asciugare quasi istantaneamente appena una volta saliti sul gommone ma hanno il risvolto negativo di essere più delicate.

La fase più delicata è quella della vestizione ed occorre rendere la stessa il più agevole possibile. Normalmente l'apneista ricorre alla classica acqua saponata per rendere scivolosa la superficie interna della muta(vedremo in seguito lo svantaggio della procedura). Non si devono usare le unghie quando si tira ma si deve cercare di far scivolare la muta addosso. 

Indossare a pelle il neoprene nudo non è propriamente igienico vuoi per i collanti (che dovrebbero essere compatibili con il contatto con la pelle e non contenere solventi vietati perchè nocivi alla salute) vuoi perchè la porosità del neoprene rende difficilmente igienizzabile la muta tra un uso ed il successivo. Inoltre il neoprene spaccato crea un certo effetto ventosa che in prossimità delle articolazione può procurare abrasioni o piaghe (nell'uso prolungato ovviamente) soprattutto se la vestibilità della muta stessa non è perfetta.

Con una certa frequenza i pescatori subacquei che utilizzano le mute in neoprene spaccato interno soffrono di dermatiti o altre forme di fastidiose irritazioni. L'abitudine di urinare nella muta sicuramente agevola alcune forme di irritazione...

La muta non resta ferma sul corpo del subacqueo in immersione: la contrazione e la distensione dei muscoli provoca uno sfregamento continuo del neoprene sulla pelle, così come il movimento delle articolazioni (ginocchio e caviglia) che allungano e rilasciano il neoprene.

Come cercare di proteggere la pelle da questo sfregamento? Con prodotti specifici!

L’olio per la pelle ha l’inconveniente di impregnare il neoprene rendendo difficili eventuali riparazioni perciò non resta che la crema per il corpo.

Ritorniamo quindi alla "saponata" utilizzata per indossare agevolmente la muta in spaccato interno. I detergenti pur rispettando uno specifico protocollo, nonostante siano testati ed a norma di legge, presumono un  breve contatto con la pelle ed il successivo lavaggio con acqua, quindi, non devono restare per ore a contatto dell’epidermide con l’aggravante dello sfregamento provocato dal  neoprene.

I detergenti producono col tempo una profonda modificazione degli strati più profondi del derma e conseguente invecchiamento precoce della pelle.

Una crema emolliente spalmata sul corpo, oltre a formare una superficie scivolosa sulla quale il neoprene scorre facilmente risolvendo il problema della vestizione, produce anche una pellicola idratante che previene le irritazioni.

Un semplice lavaggio in acqua corrente toglie ogni traccia della crema dalla muta garantendo una corretta pulizia del neoprene che, se necessario,  una volta asciutto si può anche incollare.

Anziché spalmare il corpo con la crema possiamo ricorrere alla soluzione dello “Spruzzino”: si diluisce in acqua calda un po’ di crema per il corpo e poi si spruzza la soluzione all’interno della muta ed eventualmente anche sulla pelle.

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