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martedì 12 giugno 2012

DEEP STOP e TABELLE US NAVY di Fabrizio Pirrello
Nel corso di una lezione sulla Revisione 6 delle Tabelle Decompressive US NAVY mi è stata posta una domanda relativamente all'utilità/efficacia dei Deep Stop, tanto di moda ultimamente.  Replicai alla ragazza che poneva la domanda citando la regola di applicazione delle Tabelle US NAVY:


ogni ritardo di arrivo alla prima tappa decompressiva va computato nel tempo di fondo (cioè aggiunto al tempo di fondo). Pertanto interpretazioni sulle prescrizioni delle Tabelle stesse non sono accettabili e nemmeno suffragate da evidenze scientifiche. Nel corso della lezione avevo riportato anche una sperimentazione sul campo condotta dalla US NAVY che ha in dotazione numerosi mezzi e subacquei con caratteristiche omogenee
(campione rappresentativo rispetto al concetto di STANDARD che si ritrova nella stessa definizione di Tabelle US NAVY). In quella sperimentazione (condotta da Gerth: "Empirical Evaluation of the efficacy of deep stops in air decompression dives") furono eseguite immersioni in aria alla quota di 52 metri seguendo due differenti profili decompressivi. Furono messi a confronto il VVAL18 (da cui sono generate le Tabelle US NAVY 6) ed un metodo a controllo delle bolle (VPM o RGBM). Mentre il VVAL18 indicava un primo stop decompressivo a 12 metri il metodo a bolle indicava una sosta a 21 metri. La sperimentazione fu interrotta a metà per il verificarsi di elevate patologie da decompressione che il profilo decompressivo basato sul metodo a controllo delle bolle generava.......


Come usava riportare Haldane "osserva, sperimenta, e impara", la teoria deve sempre seguire la sperimentazione e non viceversa.

Per me vale sempre una regola di prudenza: applicare procedure d'immersione validate e testate. Attualmente il metodo decompressivo validato è quello compartimentale (per intenderci le Tabelle US NAVY che sono ampiamente sperimentate sull'uomo a differenza di altre teorie decompressive che non trovano applicazione sperimentale sull'uomo ma su animali o campioni di tessuto). Considerando il rischio di incorrere in una patologia da decompressione credo non sia il caso di fare delle proprie immersioni una sperimentazione personale.

Nel corso degli anni alcuni medici iperbarici si sono espressi a favore delle più diverse teorie decompressive (sempre in assenza di sperimentazioni personali!) ed hanno consigliato "deviazioni personali" dalle tabelle decompressive universalmente adottate in ambito militare e lavorativo aggiungendo di volta in volta qualche minuto extra di decompressione a quote relativamente più profonde rispetto alla prima tappa decompressiva indicata dalle tabelle. Analogo discorso è stato riportato in software decompressivi basati anche sul metodo a controllo delle bolle. Mi sembrava strano all'epoca (circa anno 2000) e mi suona ancor più strano oggi.

Ribadisco il suggerimento dato anche a chi usa immergersi con un computer da immersione: conoscere l'algoritmo adottato e la logica del funzionamento.

E' di questi giorni il dietrofront di alcune agenzie didattiche sull'applicazione della tecnica degli extra deep stop (ne viene vietata immediatamente l'applicazione per via della dubbia efficacia) a seguito dei pareri delle commissioni mediche (le stesse che trionfalmente avevano introdotto la tecnica!). Tra le righe ho letto anche che la tecnica dell'extra deep stop andava applicata solo per immersioni eseguite a profondità superiori ai 30 metri........ il che è un'ulteriore sciocchezza sempre alla luce delle ribadite prescrizioni della Revisione 6 delle Tabelle US NAVY del 2008.

Mi chiedo cosa sarà del "creativo" metodo decompressivo dei VVF che appunto prevede "per sicurezza" l'adozione dei deep stop........ Mi chiedo anche cosa si dirà, sempre da parte delle commissioni mediche, in merito agli algoritmi decompressivi adottati dai vari computer che ragionano sui deep stop (proclamati come miracolosi fino alla scorsa settimana).

Non saper nemmeno leggere una tabella di decompressione è veramente triste per un medico iperbarico....... Ma è grottesco dispensare consigli su modifiche a tabelle e procedure testate e validate solo per essere al centro dell'attenzione. Un minimo di responsabilità ce la aspetteremmo. Tornerò in seguito su algoritmi decompressivi e procedure deco, analisi di incidenti subacquei e procedure d'immersione con rebreather per evidenziare qualche altra "piccola stranezza" (peraltro già evidenziata in altri interventi).

Mi è piaciuto molto un articolo che ho recentemente letto sulla rivista MARE a firma di Fabio Faralli, medico iperbarico che ho avuto il piacere di conoscere e con il quale ho scambiato chiacchiere interessanti.

Ne condivido in pieno le osservazioni e mi piace molto il processo logico da cui scaturiscono. Furono proprio le stesse osservazioni che feci anni fa mettendo a confronto i risultati di algoritmi decompressivi con le Tabelle US NAVY.

Riporto integralmente l'articolo che mi è molto piaciuto.

DEEP STOP e TABELLE US NAVY di Fabrizio Pirrello





DEEP STOP e TABELLE US NAVY di Fabrizio Pirrello




DEEP STOP e TABELLE US NAVY di Fabrizio Pirrello




DEEP STOP e TABELLE US NAVY di Fabrizio Pirrello




DEEP STOP e TABELLE US NAVY di Fabrizio Pirrello




DEEP STOP e TABELLE US NAVY di Fabrizio Pirrello

3 commenti:

  1. Ciao Fabrizio,
    articolo molto interessante. Per curiosità chi sono le agenzie didattiche che hanno fatto dietrofront?

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  2. Walter, la FIAS per esempio è tra le agenzie che hanno fatto dietrofront come si legge da questo comunicato ufficiale: http://www.fias.it/homepage-fias/le-notizie-fias/comunicati-ctn/627-comunicato-ctn-3-12-novita-sugli-extra-deep-stop

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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